sabato 7 marzo 2009

Le guerre dimenticate

ETIOPIA-ERITREA
Dal maggio 1998 Etiopia e Eritrea si disputano alcune centinaia di chilometri, il cosiddetto triangolo di Yrga. Alla base del conflitto lo sbocco al mare dell'Etiopia, un problema che si strascina da decenni.
Secondo fonti delle forze armate eritree durante i combattimenti sono stati uccisi 850 soldati etiopici, feriti 3.100, e 13 sono stati fatti prigionieri.
Una tipica guerra di confine.

ANGOLA
Dal giorno della sua indipendenza dai portoghesi, nel 1975, questo paese dell'Africa meridionale ricco di petrolio e materie prime, non ha conosciuto un solo giorno di pace.
Lo scontro tra il partito di governo Mpla e il movimento di liberazione Unita non si è ancora concluso.
Un debole accordo di pace del 1991 è stato subito violato dall'Unita che nelle elezioni del 1992 non ha accettato i risultati elettorali.
Un secondo accordo di pace del 1994 (accordo di Lukasa) ha subito la stessa sorte: non ha trovato alcun rispetto da parte dei guerriglieri dell'Unita che controllano la maggior parte dell'est del paese. Capo dei ribelli è Jonas Savimbi, il signore della guerra dell'Unita interessato al controllo di petrolio e diamanti.
Gli scontri tra governo e Unita, sono ripresi lo scorso dicembre e da allora oltre un milione di angolani ha abbandonato le loro case.

REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO (ex Zaire)
Formalmente si tratta di una guerra civile che vede opposti il regime di Laurent Kabila e i suoi oppositori. In realtà la guerra coinvolge molti paesi centrafricani ed è la più complessa di tutto il Continente.
Nel conflitto riesploso 11 mesi fa sono coinvolti il Ruanda e l'Uganda (che appoggiano i ribelli) e l'Angola, lo Zimbabwe, la Namibia che sostengono il governo di Kinshasa.
Nel 1997 Kabila entrò a Kinshasa e cacciò il dittatore Mobutu Sese Seko con l'aiuto dei paesi di etnia Tutsi e dei loro cugini del Ruanda. Kabila, andato al potere con l'aiuto dei tutsi, oggi li vive come una minaccia.

SIERRA LEONE
La debole democrazia di Freetown è minacciata da una delle più brutali guerre del tempo che va avanti da anni.
Da una perte i ribelli del Ruf, il Fronte rivoluzionario unito, (sostenuto, si dice, da Charles Taylor, il leader della Liberia che ha puntato gli occhi sulle miniere di diamanti della Sierra Leone), dall'altra il governo del presidente Ahmed Tejan Kabbah. Il conflitto si è intensificato in gennaio quando gruppi di ribelli sono entrati a Freetown uccidendo intere famiglie.
Nella guerra è entrato anche un altro paese africano, il Burkina Faso che ha inviato mercenari a combattere i ribelli del Ruf.

SOMALIA
A otto anni dal rovesciamento del regime di Siad Barre che governò per 21 anni, il paese è ancora nelle mani delle frazioni rivali, senza un governo centrale.
Il Somalilnad, al nord, si è proclamato indipendente, e la stessa strada ha preso il nord-est del paese.
La capitale è divisa tra due signori della guerra, Hussein Moamed Aideed e Ali Mohammed. Morti: circa 100 mila.
La Somalia è la più grande sconfitta dell'Onu che ha "abbandonato" il paese a sé stesso, in una totale anarchia dove sono ormai difficili anche gli interventi umanitari e alimentari.

RUANDA - BURUNDI
Le due ex colonie belghe sono state teatro di ripetuti massacri tra le etnie tutsi e hutu, culminati nelle carneficine del 1994 (mezzo milioni di morti solo in Ruanda) e del 1996.
Il Fronte patriottico ruandese, al potere dal 1994, non è riuscito a pacificare il territorio.
La guerriglia Hutu nel nord è diminuita di intensità dopo l'intervento delle truppe ruandesi a fianco dei ribelli congolesi.
Morti: più di 1500 nel 1998.

SENEGAL
C'è un conflitto endemico tra le truppe senegalesi e il Mfdc (gli indipendentisti della Casamance, una provincia del sud), che chiedono l'autonomia.
Dura da sedici anni e ha fatto migliaia di morti.

Allinea a destra(a cura di L.P.)

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